Ogni giorno, 5 milioni di persone fanno qualcosa di straordinario: accudiscono un anziano solo, tengono aperta una biblioteca di quartiere, allenano bambini nei campetti di periferia, distribuiscono pasti a famiglie in difficoltà.
Non lo fanno per fama. Non lo fanno per denaro. Lo fanno per scelta.
Sono il cuore pulsante di un’Italia che non fa rumore. Un’Italia fatta di oltre 360.000 organizzazioni non profit, quasi un milione di lavoratori e un esercito di volontari che genera il 4,4% del PIL nazionale. Un settore che, da solo, vale più dell’intera industria automobilistica.
Eppure, non ne parla quasi nessuno.
Maria ha 67 anni. Da 15 anni, ogni sabato, si piazza davanti al supermercato di Bergamo con il suo salvadanaio di latta. Raccoglie donazioni per la Caritas locale.
"Una volta riempivo tre salvadanai al giorno. Ora faccio fatica a riempirne uno."
Maria non lo sa, ma è testimone di un dramma nazionale: dal 2008 abbiamo perso 570.000 donatori. È come se un’intera città come Genova avesse smesso di credere nella solidarietà. Oggi, in tutta Italia, donano solo 5,7 milioni di persone.
I giovani? Quasi scomparsi.
Ecco il paradosso: il 53% dei donatori ha già sperimentato almeno una volta il digitale. Sanno che funziona. Sanno che è comodo. Eppure, quando si tratta di donare davvero, il 90% del valore delle donazioni viaggia ancora in contanti, come negli anni '80.
Da una parte, il 41% degli enti vive senza strumenti digitali, senza figure dedicate alla raccolta fondi, senza competenze aggiornate. Sono realtà guidate da volontari generosi ma stanchi, spesso con bilanci sotto i 30.000 euro. E stanno lentamente soffocando.
Dall'altra, il 59% che ha scelto il digitale cresce, coinvolge di più, raccoglie meglio. Ha capito che nel 2025 non puoi chiedere solidarietà con i metodi del 1995.
Perché donare 5 euro con un click è facile. Ma quando si tratta di donazioni importanti - quelle che cambiano davvero le cose - manca ancora la fiducia, mancano gli strumenti giusti, manca un sistema che renda il digitale naturale quanto tirare fuori il portafoglio.
"Donerei di più se fosse tutto più semplice."
Lo dicono in tanti.
Il problema non sono le persone. È il sistema che non si è ancora adeguato.
È per questo che nel 2017 abbiamo fondato Goodify, la prima fintech italiana dedicata alla Giving Economy. Non per creare un altro software. Ma per creare un ponte.
Un ponte tra chi vuole donare, ma non sa come. E chi ha bisogno, ma non sa come farsi trovare.
Con quattro principi non negoziabili:
Negli ultimi 7 anni abbiamo costruito una rete che funziona, davvero:
Il nostro sogno per il 2025 è concreto: rendere il dono una scelta naturale per 10 milioni di italiani. Stiamo lanciando strumenti per le PMI, personalizzando le cause, aprendo la piattaforma anche a chi non ha mai donato prima.
Perché il bene deve essere alla portata di tutti. Sempre.
Il Terzo Settore italiano è a un bivio. Può continuare a invecchiare insieme ai suoi donatori. Oppure può rinascere, abbracciando la semplicità che i cittadini stanno già chiedendo.
La tecnologia esiste. Le persone sono pronte. Le organizzazioni aspettano solo una mano concreta.
Tra 10 anni, o avremo democratizzato la generosità in Italia, o avremo assistito alla lenta agonia di una delle reti di solidarietà più belle d’Europa.
La scelta è nostra.
E il momento è adesso.
Scopri come trasformare ogni acquisto in un atto di bene