Sostenibilità aziendale, responsabilità sociale d’impresa, ESG e CSRD… in mezzo al mare in burrasca di questi termini ne emerge uno che (purtroppo) ancora in pochi conoscono, Giving Economy.
Giving Economy è più di una semplice parola. È un modello economico, un approccio alternativo e innovativo all’economia tradizionale che promette di rivoluzionare il modo in cui pensiamo la sostenibilità e il ruolo che le imprese hanno in termini di responsabilità sociale.
Il tema è ampio e, a volte, complesso. Ma non ti preoccupare, il team di Goodify si è attivato per risolvere qualsiasi tuo dubbio sul tema della Giving Economy.
E qui puoi trovare un indice degli argomenti che vedremo in questo articolo:
Noi di Goodify, come principali promotori della Giving Economy, ci auguriamo che anche tu rimanga affascinat* da questo nuovo mondo. Iniziamo!
La Giving Economy è un modello economico fondato sulla logica del dono e della condivisione, un’alternativa ai modelli economici tradizionali basati sull’individualismo e il profitto “a tutti i costi”. In altre parole, la Giving Economy va contro all’idea che il profitto sia l’unico obiettivo economico.
In cosa crede la Giving Economy? Essa mette al centro l’essere umano ed è alimentata da valori come la solidarietà e la reciprocità. Infatti, promuove un coinvolgimento attivo tra produttori, consumatori e comunità, creando un sistema di valore condiviso che va oltre la semplice transazione economica.
In parole semplici, nella Giving Economy tutti gli attori coinvolti ottengono dei benefici (che vedremo in seguito). L’obiettivo? Costruire un'economia più umana e inclusiva, fondata su principi come la reciprocità, la gratuità, la collaborazione e la sostenibilità.
Suona come una cosa positiva, vero? Noi di Goodify ne siamo innamorati!
Anche se il termine “Giving Economy” è relativamente moderno, le sue radici affondano nel passato. trovando ispirazione nella dottrina sociale della Chiesa e nelle antiche pratiche economiche basate sull’etica.
San Tommaso d'Aquino, San Bonaventura da Bagnoregio e Sant’Anselmo d’Aosta consideravano l'economia come parte integrante dell'etica, sostenendo l'idea che rapporti umani autentici fossero possibili anche in contesti economici.
Possiamo dire che questo modello si è sviluppato in risposta alla crisi dei sistemi di welfare tradizionali (negli anni ‘70-’80 del Novecento), trovando terreno fertile nell’innovazione sociale (Social Innovation, SI). La SI rappresentava un nuovo modo di concepire il rapporto tra attori pubblici e cittadini, e favoriva forme di collaborazione e partecipazione attiva nella progettazione di servizi pubblici che lo Stato da solo non era più in grado di fornire.
Facendo un balzo avanti, durante la pandemia di Covid-19, l’innovazione sociale ha dimostrato di nuovo la sua importanza. Basti pensare alle iniziative e alle soluzioni nate per rispondere all’emergenza sanitaria e al coinvolgimento che si è venuto a creare tra settori pubblici, privati e non-profit con l’obiettivo di supportarsi a vicenda.
La Giving Economy, collegata all’innovazione sociale, ha così trovato nuove applicazioni e rinnovato vigore, posizionandosi come un'alternativa all’economia tradizionale orientata esclusivamente al profitto.
La Giving Economy si fonda su una serie di principi chiave che la differenziano dai modelli economici tradizionali. Mettendo insieme questi principi, è più facile capire l’essenza della Giving Economy. Quindi vediamoli brevemente insieme!
Dato che il concetto di “dono” è centrale nella Giving Economy, spesso si confonde con la Gift Economy, ovvero l’economia del dono. Nel paragrafo successivo facciamo un po’ di chiarezza su questi due modelli economici, simili ma diversi.
Spesso, la Giving Economy viene confusa con la Gift Economy (Economia del Dono), due modelli che condividono l'enfasi sul dono e la condivisione, ma che differiscono in alcuni aspetti cruciali.
L'economia del dono, o Gift Economy, è un sistema economico in cui beni e servizi vengono offerti senza una garanzia esplicita di ritorno.
Infatti, questo modello si basa sul principio della reciprocità implicita. Ma cosa significa reciprocità implicita? Semplice, vuol dire che con il dono si viene a creare un “debito implicito”. Questo debito è sottinteso, non c’è quindi una garanzia esplicita di ritorno e per questo l’economia del dono si basa sulla fiducia.
Ecco le caratteristiche principali dell'economia del dono.
L'economia del dono è stata praticata in varie forme e in diverse culture già dall’antichità. Ad esempio, le tribù di Nativi Americani del Pacifico nord-occidentale, praticavano il potlach. Il potlach è una cerimonia in cui i capi delle tribù distribuivano beni e risorse per rafforzare i legami sociali e consolidare il loro status.
Un altro esempio di economia del dono nell’antichità è il kula ring, nelle isole Trobriand, dove gli abitanti scambiavano collane e braccialetti di conchiglie tra diverse isole, creando una rete di alleanze e obblighi reciproci.
Ai giorni nostri, la troviamo nelle piattaforme di scambio gratuito online come Freecycle e Buy Nothing Project, dove le persone offrono e richiedono oggetti totalmente gratis, con l’obiettivo di ridurre i rifiuti e promuovere il riuso delle risorse.
A questo punto ti sarà chiaro come l'economia del dono e la Giving Economy condividano l'enfasi sul dono e la condivisione. Nonostante questo, esistono alcune differenze tra questi due modelli.
Mentre la Gift Economy si concentra principalmente sulla creazione di legami sociali e comunitari, la Giving Economy si inserisce maggiormente nel contesto dell’economia civile e dell’innovazione sociale. Mira a trasformare le dinamiche economiche tradizionali introducendo pratiche di dono e collaborazione in settori pubblici e privati, promuovendo un approccio più sistemico e umanistico all'economia.
L'obiettivo principale della Gift Economy è rafforzare le relazioni sociali attraverso un sistema di reciprocità e fiducia. Il focus è più sulla dimensione sociale e meno sull'impatto economico strutturale.
La Giving Economy, invece, vuole risolvere problemi economici e sociali su larga scala. Promuove la sostenibilità, il bene comune e l'innovazione sociale, cercando di influenzare le politiche pubbliche e le pratiche aziendali.
L’economia del dono viene spesso applicata in contesti comunitari e informali, come il baratto, lo scambio di beni tra vicini, scambi di favori, e piattaforme di sharing economy (come Airbnb o BlaBlaCar).
La Giving Economy invece si applica in contesti più strutturati, come progetti di innovazione sociale, politiche pubbliche orientate alla sostenibilità e iniziative di responsabilità sociale d’impresa.
Nell’economia del dono le interazioni avvengono principalmente tra individui o piccoli gruppi, con un'enfasi su relazioni personali e dirette.
La Giving Economy coinvolge invece una varietà di attori, inclusi cittadini, imprese, organizzazioni non profit, fino ad arrivare ai governi, favorendo un approccio multi-stakeholder.
Quindi, entrambi i modelli offrono preziose alternative all'economia tradizionale, contribuendo a creare una società più inclusiva e resiliente. Ma considerando i bisogni e la complessità della società moderna, la Giving Economy risulta un modello molto più efficace e, per gli imprenditori che sanno guardare al futuro, molto più vantaggioso.
La sostenibilità aziendale è diventata un elemento centrale per le imprese. Non si fa altro che parlare di sostenibilità. Il motivo è che stiamo vivendo in un periodo storico in cui è impossibile voltare la testa di fronte agli effetti della crisi climatica.
Le imprese sono chiamate a rispondere all’emergenza e ad assumersi la responsabilità di fare qualcosa per creare un impatto positivo. Restare impassibili e continuare a contribuire negativamente alla crisi climatica e sociale che stiamo vivendo, non è un’opzione percorribile (o almeno, non nel medio-lungo termine).
Come se non bastasse, le imprese devono preoccuparsi della sostenibilità non solo per motivi etici, ma anche per la crescente pressione che ricevono da parte di consumatori, investitori e istituzioni.
I consumatori di oggi mostrano una preferenza significativa per prodotti sostenibili e sono disposti a pagare di più per averli (Journal of Cleaner Production, 2020). Inoltre, tendono a preferire i brand che sono trasparenti riguardo le proprie pratiche di sostenibilità (Sustainability, 2021).
Ciliegina sulla torta? L’Unione Europea ha emanato (e continua ad emanare) regolamentazioni che le imprese devono seguire per essere compliant. Se rappresenti una PMI, trattieni il tuo sospiro di sollievo. I nuovi standard europei prevedono l’applicazione degli standard di rendicontazione di sostenibilità ESRS anche per le PMI, che saranno obbligate a seguirli entro il 2028.
La buona notizia è di nuovo la Giving Economy, che supporta per sua natura i modelli di business sostenibili. Integrare la Giving Economy nelle pratiche aziendali significa creare un equilibrio tra gli interessi interni ed esterni dell'azienda, operando in modo responsabile dal punto di vista sociale ed ambientale.
Vediamo come la Giving Economy sia essenziale per la sostenibilità aziendale e per la responsabilità sociale d'impresa (CSR), analizzando il suo impatto sulle metriche ESG (Environmental, Social, Governance) e CSR (Corporate Social Responsibility).
Le aziende sostenibili devono considerare l'intero ecosistema in cui operano, garantendo un equilibrio tra le proprie operazioni interne e l'impatto che hanno all’esterno.
La Giving Economy è strettamente collegata alla sostenibilità aziendale perché promuove un approccio sistemico alla creazione di valore, che include aspetti sociali e ambientali, tenendo conto di ciò che accade all’interno e all’esterno della realtà aziendale.
Per questo la Giving Economy riguarda intimamente la sostenibilità aziendale e, chi se ne occupa, come il Sustainability Manager o il Chief Sustainability Officer (CSO), non dovrebbe ignorarla.
Vediamo gli aspetti chiave della Giving Economy in relazione alla sostenibilità aziendale, per capire meglio il loro intreccio.
Per queste ragioni la Giving Economy rappresenta un approccio di valore alla sostenibilità aziendale che, come vedremo tra poco, ha dei risvolti interessanti in termini di crediti ESG e CSRD.
Le metriche ESG (Environmental, Social, Governance) sono diventate uno strumento fondamentale per valutare la sostenibilità e l'impatto delle aziende.
Il perché è chiaro: forniscono delle linee guida, delle regole e degli standard che le imprese devono seguire quando comunicano le proprie pratiche aziendali (e che ne determinano il livello di sostenibilità).
La Giving Economy può avere un impatto significativo su ciascuna di queste dimensioni: Environmental, Social e Governance.
Environmental (Ambientale)
Social (Sociale)
Governance (Governance)
Nel corso di questo articolo, vedremo come le aziende che vogliono essere più sostenibili possono adottare non solo pratiche di governance ma anche di marketing etiche. Ma prima vediamo come la Giving Economy sia rilevante anche per la Corporate Social Responsibility (CSR).
La Corporate Social Responsibility (CSR) è un concetto che si riferisce alla responsabilità delle aziende verso la società e l'ambiente. La Giving Economy amplifica l'impatto della CSR, creando un modello di business che rispetta le normative e contribuisce attivamente al bene comune.
L’Impatto della Giving Economy sulle metriche di CSR può essere riassunto in questi punti.
Per riassumere, la Giving Economy supporta e amplifica i modelli di business sostenibili, integrandosi perfettamente con le pratiche di sostenibilità aziendale e la responsabilità sociale d'impresa. Adottare questo modello significa migliorare le metriche ESG e CSR, e creare un impatto positivo concreto per le persone e per la società.
Secondo State of the Global Workplace 2022 Report, l’87% dei lavoratori nel mondo è demotivato. In Italia, solo il 4% dei lavoratori si sente realmente coinvolto, mentre il 49% è molto stressato e il 27% molto triste. Sono dati allarmanti.
Dimostrare di avere cura del proprio personale è una delle pratiche che ogni azienda dovrebbe adottare per alimentare un forte senso di appartenenza, che si traduce di conseguenza in un migliore impatto sociale.
Troppo spesso il termine “sostenibilità” viene ridotto al significato di “sostenibilità ambientale”, senza tenere conto della dimensione umana e sociale. Visti i dati negativi che abbiamo appena menzionato, risulta sempre più urgente il bisogno di ripensare alla sostenibilità a 360 gradi, dando alle persone il posto che gli spetta - “mettere le persone al centro”.
Non è un segreto, oggi i consumatori sono sempre più attenti alle pratiche etiche e sostenibili delle aziende. Il marketing etico risulta quindi una strategia efficace per chi vuole comunicare con i propri clienti in modo etico e rispettoso, costruendo fiducia e lealtà.
Il marketing etico è strettamente legato alla Giving Economy, la quale permette alle imprese di dare indietro alla comunità e di, conseguenza, essere più “etiche”.
Le imprese che adottano la Giving Economy trovano nel marketing etico l’approccio ideale alla comunicazione, in grado di costruire un rapporto autentico e duraturo con i propri stakeholder, dimostrando che il profitto non è l'unico obiettivo, ma che esiste un impegno concreto verso il bene comune.
Ma cosa si intende con marketing etico?
Il marketing etico è un approccio che incorpora valori morali e sociali nelle strategie di marketing. A differenza del marketing tradizionale, che spesso si focalizza esclusivamente sull'aumento delle vendite, il marketing etico punta a costruire una comunicazione trasparente e rispettosa, che tenga conto delle esigenze e dei valori dei consumatori.
Sono stati scritti centinaia di libri e migliaia di articoli sulle tecniche per convincere le persone a comprare, ma poche parole sono state spese per il marketing etico.
Un’azienda che voglia essere sostenibile ed etica a 360 gradi, dovrebbe tenere in considerazione i bisogni e i desideri dei propri clienti anche quando si rivolge loro tramite comunicazioni di marketing.
Il marketing etico, inoltre, non può prescindere dal suo contenuto, ovvero da una comunicazione basata su argomentazioni etiche.
Ecco gli elementi chiave del marketing etico:
Attenzione però al finto marketing etico, quello che sfrutta argomenti relativi alla sostenibilità con il solo obiettivo di aumentare le vendite, senza curarsi realmente delle conseguenze dei propri processi produttivi, gestionali e/o distributivi. Ovviamente, stiamo parlando del greenwashing.
Inutile dire che il marketing etico rigetta completamente il greenwashing e, anzi, è agli antipodi. Perché, proprio come la Giving Economy, anche il marketing etico ha l’obiettivo di creare e distribuire valore reale e non soltanto generare profitto.
È comunque giusto fare una precisazione. Se un’impresa opera in modo etico e sostenibile, perché non comunicare all’esterno il proprio impegno sociale? E soprattutto, perché non attirare clienti, collaboratori e partner che condividono gli stessi valori etici e di sostenibilità?
Far leva sui temi di sostenibilità (ambientale e sociale) e responsabilità sociale d’impresa non è da demonizzare e etichettare automaticamente come greenwashing, ciò che conta è che l’azienda stia adottando concretamente delle pratiche sostenibili, responsabili ed etiche.
Il marketing etico e la Giving Economy condividono l’obiettivo comune di creare valore al di là del semplice profitto. Entrambi promuovono un'economia più umana e sostenibile, dove la responsabilità sociale e la collaborazione sono al centro delle strategie aziendali.
Vediamo brevemente i punti di contatto tra marketing etico e Giving Economy.
Il marketing etico e la Giving Economy non solo condividono valori e obiettivi, ma si rinforzano a vicenda. Comunicare l'impegno sociale diventa così un potente strumento per costruire relazioni autentiche e durature con i propri clienti.
Se ti interessa costruire relazioni significative con i tuoi clienti, collaboratori e partner, non esitare a contattare il team di Goodify. Siamo la prima fintech in Italia a promuovere la Giving Economy per aiutare le imprese a combinare l’etica e il successo aziendale.
Abbiamo collaborato con imprese leader come MD s.p.a., Ferrari Trento e Würth, ma anche con realtà più piccole come InVinoVegan. La nostra soluzione innovativa è semplice e versatile: prenota una call oggi stesso per iniziare il tuo viaggio nella Giving Economy.
Cosa ne pensi di questa strategia? Non investire neanche un centesimo in pubblicità tradizionale. Non pubblicare nemmeno un post sui social media aziendali. Vendere un paio di prodotti il cui fatturato sarà donato al 100% a cause sociali e ambientali.
È un’idea audace, non trovi?
Però ha funzionato per LUSH, il brand di cosmesi sostenibile diffuso in 49 paesi del mondo.
LUSH è un esempio emblematico di brand che adotta una strategia di marketing etico, rispettando la propria audience e, più in generale, il contesto in cui opera.
Nelle comunicazioni di LUSH, il prodotto ha uno spazio marginale. Ciò che viene messo al centro sono i valori e le cause sociali per le quali combatte. Ad esempio nel 2018 ha intrapreso una campagna a favore dei diritti delle persone transgender. Per l’occasione, hanno creato Inner Truth Bath Melt, un prodotto i cui ricavi sono stati devoluti ad associazioni che difendono i diritti umani.
È importante notare che il marketing etico di LUSH si fonda su delle pratiche di business realmente sostenibili ed etiche. I suoi prodotti sono 100% vegetariani, gli ingredienti ethically sourced e la cultura aziendale è basata sul rispetto e la celebrazione della diversità.
Un altro brand che abbraccia il marketing etico è Patagonia. Patagonia incoraggia i suoi clienti a riparare i loro vestiti invece di comprarne di nuovi e dona una percentuale dei profitti a cause ambientali. Inoltre, la campagna “Don’t Buy This Jacket” è solo un esempio di come questo brand metta nelle sue comunicazioni i valori aziendali e le cause sociali di fronte al profitto.
Oggi l'innovazione è diventata una necessità per le imprese che vogliono prosperare. “Innovazione” non solo nel mondo tecnologico (basti pensare all’esplosione dell’Intelligenza Artificiale), ma anche in quello imprenditoriale e societario che, a pensarci bene, sono strettamente interconnessi.
Tecnologia, imprenditoria e società sono influenzate all’innovazione.
La Giving Economy si presenta di nuovo come attore rilevante, in grado di giocare un ruolo centrale nell'innovazione all'interno delle imprese. Infatti, questo modello incoraggia le imprese a pensare in modo creativo e a sviluppare soluzioni che abbiano un impatto positivo sul futuro dell'organizzazione e sulla società in generale.
La Giving Economy richiede una trasformazione nel modo di pensare all'interno delle organizzazioni, nel loro mindset. Per comprendere la Giving Economy e apprezzarne i benefici, i leader aziendali devono pensare fuori dalle logiche tradizionali, adottando strumenti e metodologie che favoriscano la sostenibilità e l'etica in tutte le operazioni aziendali.
La Giving Economy risponde a una crescente domanda di responsabilità sociale da parte dei consumatori e spinge le aziende a cercare soluzioni alternative per rispondere ai loro bisogni, creando nuove opportunità di business.
In altre parole, la Giving Economy promuove l'innovazione sociale, che si concentra sullo sviluppo di soluzioni creative per affrontare problemi sociali e ambientali.
Goodify è un ottimo esempio di come un’intuizione creativa possa tradursi in un modello di business centrato sulla business ethics. Iniziative come quella di Goodify, basate sulla Giving Economy, mostrano che l'innovazione può essere un veicolo potente per promuovere valori etici e sostenibili.
La tecnologia è diventata una componente essenziale di qualsiasi strategia aziendale moderna. La trasformazione digitale, che impatta sia l'organizzazione interna che il posizionamento sul mercato, offre enormi opportunità di crescita e sviluppo.
Tuttavia, per essere veramente efficace, questa trasformazione deve essere orientata anche alla sostenibilità e all'etica, e non solo al miglioramento del valore aziendale.
Le aziende che adottano i principi della Giving Economy possono utilizzare la tecnologia per sviluppare soluzioni innovative che migliorino il benessere della società. Ad esempio, piattaforme tecnologiche che facilitano la condivisione di risorse e la collaborazione possono creare nuovi modi di fare business che sono sia profittevoli che socialmente responsabili.
Un esempio? Too Good To Go e la sua App che permette di salvare cibo invenduto ogni giorno e che, altrimenti, andrebbe buttato. Oppure, di nuovo, Goodify e la sua soluzione che permette alle imprese di donare coinvolgendo i propri clienti, collaboratori e partner.
Ora che abbiamo visto i principi su cui si basa la Giving Economy, le differenze e le somiglianze con altri modelli e approcci, e l’abbiamo conosciuta meglio sotto diversi aspetti… è il momento di passare alla parte più entusiasmante per gli imprenditori: i suoi benefici.
Se sei un imprenditore o un’imprenditrice e vuoi scoprire come la Giving Economy può fare la differenza nella tua attività, continua a leggere!
La Giving Economy non è solo un modello economico teorico, ma ha delle applicazioni pratiche davvero interessanti.
Nonostante sia possibile portare a terra diversi tipi di progetti basati sulla Giving Economy, c’è una cosa che rimane invariata: le imprese che adottano questo approccio contribuiscono a creare un mondo migliore e, nel farlo, ottengono numerosi benefici.
Per capire meglio i vantaggi che la Giving Economy può portare alle imprese, prendiamo come esempio Goodify. Infatti, Goodify ha creato una soluzione per mettere a terra la Giving Economy e renderla fruibile alle imprese che vogliono fare del bene.
La soluzione di Goodify permette alle imprese di coinvolgere clienti, partner e collaboratori nelle proprie iniziative di sostenibilità. In che modo? Tramite una piattaforma innovativa che permette ai propri stakeholder di donare gratuitamente alla loro causa o associazione non profit preferita.
L’impresa può scegliere quando rendere attivabile la donazione e quanto donare. Ad esempio, MD S.p.a. permette ai propri clienti di donare 1€ con una spesa minima di 30€. InVinoVegan, invece, ha sostituito gli sconti sul suo e-commerce con la donazione.
Questa breve introduzione alla soluzione di Goodify, era necessaria per comprendere i benefici che la Giving Economy può portare alle imprese, ovvero:
Vediamo insieme ciascun beneficio: rimarrai sorpores* dal suo potenziale!
Il primo obiettivo della Giving Economy è creare un impatto sociale positivo. Da questo, deriva tutta una serie di benefici per le imprese che la adottano, compreso un miglioramento del punteggio ESG.
La Giving Economy, così come resa usufruibile da Goodify, permette agli utenti di destinare le donazioni delle imprese ad una vasta gamma di associazioni non profit e cause benefiche.
In questo modo, la Giving Economy è in grado di contribuire attivamente ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. Le imprese che integrano questo modello nella propria quotidianità, possono quindi accumulare crediti sociali nel report ESG.
Immagina di poter fare del bene, essere più sostenibile, creare esperienze emozionanti per i tuoi stakeholder e, in tutto questo, ottenere dei vantaggi economici e fiscali.
Questo è esattamente ciò che puoi fare con la Giving Economy. Perché, come abbiamo detto in precedenza, in questa forma di economia tutti gli attori coinvolti ottengono dei benefici.
Iniziamo dicendo che le donazioni effettuate tramite Goodify nel contesto della Giving Economy sono interamente deducibili dal reddito d’impresa fino al 10% dello stesso, come previsto dal Decreto Legislativo 117/2017.
Oltre a questo, la Giving Economy ha dimostrato di poter aumentare gli acquisti ripetuti e il valore medio d’acquisto. Solo per fare un esempio, ecco i risultati che uno dei nostri partner ha ottenuto dopo 12 mesi di Giving Economy:
È ormai dimostrato che le aziende che si impegnano nella responsabilità sociale d’impresa (Corporate Social Responsibility - CSR), osservano acquisizione di nuova clientela, aumento del fatturato e miglioramento del valore aziendale percepito.
Circa il 75% dei professionisti di marketing sostiene che fornire un’esperienza personalizzata ai propri clienti, aumenti le vendite e gli acquisti ripetuti (Hubspot, 2024 State of Marketing). Ma creare esperienze personalizzate e coinvolgenti non è affatto semplice.
La Giving Economy di Goodify ci viene in soccorso. Con la soluzione di Goodify, puoi dare la possibilità ai tuoi clienti di scegliere a chi donare: è quindi la massima espressione di personalizzazione dell’esperienza, perché ognuno ha la libertà di personalizzare il proprio acquisto facendo la propria scelta benefica e scegliendo tra un’ampia lista di non profit.
Addirittura, gli utenti possono suggerire la propria associazione preferita (se non già presente nell’elenco), portando quindi il livello di personalizzazione al massimo.
Rendendo clienti, collaboratori e partner protagonisti delle tue donazioni, puoi posizionarti come un’azienda customer-oriented. Ascoltare i loro bisogni è la cosa più importante che puoi fare per creare esperienze emozionanti e significative.
Avere a che fare con la beneficenza aziendale non è semplice. Deve essere creato un programma ad-hoc, bisogna contattare le associazioni per siglare partnership e gestire le donazioni a livello contabile. Per non parlare delle difficoltà associate alla trasparenza e alla privacy.
Per fortuna, la soluzione di Goodify ti permette di beneficiare della Giving Economy senza dover pensare a queste scocciature burocratiche e gestionali.
Infatti, alla gestione, rendicontazione e versamento delle donazioni alle non profit ci pensa il nostro team. In ogni momento, garantiamo massima trasparenza e rispetto della privacy.
Le nostre aziende partner devono solo scegliere quale soluzione preferiscono, personalizzarla in base alle necessità e iniziare a offrire un servizio aggiuntivo (ed emozionante) ai propri clienti.
Se hai già un programma di sostenibilità, la Giving Economy di Goodify potrà dargli ancora più slancio. In che modo?
La soluzione è pensata per integrare facilmente le iniziative benefiche nei processi aziendali esistenti. Inoltre, tramite la piattaforma di monitoraggio, potrai avere l’impatto delle tue donazioni sempre a portata di mano. Questi dati sono utilissimi per dimostrare ai tuoi stakeholder il tuo impatto positivo.
In questo modo, è come se ogni euro donato tramite Goodify diventi un investimento per rafforzare il tuo posizionamento come brand sostenibile e sarai in grado di amplificare il tuo messaggio.
Come imprenditore, è molto probabile che tu abbia rispecchiato nella tua impresa i tuoi valori personali. In questo modo, hai guidato le tue scelte utilizzando una “bussola valoriale”.
Questa, oltre ad essere una pratica etica, è un’ottima mossa strategica. Infatti, sempre più consumatori si aspettano che le imprese abbiano dei valori che guidano il loro operato. E sempre più sono consapevoli che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Mettere al centro dei propri processi di business i valori aziendali è diventato quindi fondamentale. Per questo, la Giving Economy si inquadra come un approccio estremamente significativo e attuale.
Con Goodify puoi mettere in risalto le cause e le associazioni che rispecchiano i valori fondamentali della tua azienda. Ad esempio, se hai a cuore l’istruzione, puoi mettere in evidenza cause e organizzazioni che si occupano di questo tema.
In questo modo, puoi dare un messaggio chiaro su ciò che la tua azienda ha a cuore e coinvolgere i tuoi stakeholder nella tua missione. Il tutto, attraverso una soluzione estremamente pratica, che ti permetterà di assottigliare la distanza tra il dire e il fare.
Per rendere più concreto possibile il modo in cui le imprese possono portare a terra la Giving Economy attraverso Goodify, vediamo qualche esempio.
L’approccio che Goodify ha alla Giving Economy è estremamente concreto ed è caratterizzato da 4 capisaldi.
Se a questo punto sei interessat* a unirti al movimento della Giving Economy e ottenere i suoi benefici, abbiamo riassunto brevemente gli step che puoi seguire per farlo.
Non vediamo l’ora di fare grandi cose insieme a te: prenota una call oggi stesso con il nostro team e parliamone!